Suor Angelica

SUOR ANGELICA
di Giacomo Puccini
Opera in un atto
Libretto di Giovacchino Forzano
Prima rappresentazione: New York, Metropolitan, 14 dicembre 1918

SUOR ANGELICA NATALIA KORNACH – EKATERINA KONDRASKOVA

ZIA PRINCIPESSA FULVIA BERTOLI

BADESSA ALICE SALVADORI

MAESTRA DELLE NOVIZIE ANA SEIJAS DIAS

SUORA ZELATRICE LAURA CERETTI

SUOR GENOVIEFFA SEO HYUNGJU

SUOR OSMINA LI XIAOZHOU

SUOR DOLCINA LEE YOUN JU

SUORA INFERMIERA MARIELLA MAMMI’

DUE CERCATRICI ANNA D’ACUNTO – FELICITA BRUSONI

UNA NOVIZIA SON EUN JOO

DUE CONVERSE LI YAN – GIULIA BRUSCHI

ORCHESTRA E CORO DEL CONSERVATORIO DI MUSICA “GIACOMO PUCCINI”

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MAESTRO DIRETTORE
GIOVANNI DI STEFANO

REGISTA
LUCA FERRARIS

DIRETTORE DI PALCOSCENICO
MARIA LUISA IOTTI

MAESTRO DEL CORO
LUCA STORNELLO

Giacomo Puccini (Lucca, 1858 – Bruxelles, 1924), discendente da un’antica famiglia di musicisti, è il più importante compositore d’opera italiano dopo Verdi. Le sue dodici opere ottennero successi e quasi tutte sono rappresentate ancora oggi nei teatri del mondo. Puccini, uomo di teatro, possedeva spiccate doti musicali e poetico-letterarie. Sempre alla ricerca di soggetti che toccassero l’interesse del pubblico, si dimostrò esigente con i propri librettisti, tanto da imporre soluzioni metriche e modifiche nel testo. Per quanto riguarda la composizione della musica, Puccini procedeva lentamente fra interruzioni e trascorrendo mesi per la maturazione delle idee musicali.
Con il Trittico siamo nella piena maturità e l’idea risponde ad una tripartizione che, attraverso il verismo (Il Tabarro) e il dramma borghese e sentimentale (Suor Angelica) perviene al comico (Gianni Schicchi). Esso viene rappresentato per la prima volta al Teatro Metropolitan di New York il 14/12/1918.
L’opera interpretata dai giovani allievi del Conservatorio, è Suor Angelica, un lavoro tutto al femminile su libretto di Giovacchino Forzano: una novità, anche se esiste un precedente in Le Jongleur de Notre Dame di Massenet (1902), per voci tutte maschili, che finisce in maniera analoga con un miracolo.
La vicenda si svolge completamente all’interno di un monastero nel XVII secolo. La partitura si apre con una “Ave Maria”, un canto sommesso innalzato dalle monache dall’interno della cappella.
Il compositore riesce a portare avanti l’azione con abili trovate orchestrali che esprimono i momenti della giornata delle monache e le dure regole della vita di clausura, fatta di privazioni e umiliazioni. Ma è con la caratterizzazione dei due personaggi principali, la Zia principessa e Suor Angelica, che si sviluppano le migliori idee compositive del Maestro.
Suor Angelica è in genere accompagnata dai violini e alcune volte dal corno inglese, mentre i violoncelli e i contrabbassi descrivono la crudele, odiosa e bigotta nobildonna.
L’ingresso in scena della figura antagonista di Angelica, la Zia principessa, introduce una dimensione di drammaticità nella vicenda. Su un pizzicato dei bassi si sviluppa una minacciosa figura cromatica dei corni che, quando la principessa comincia a cantare, si estende a tutta l’orchestra. Nella sua fredda crudeltà questa figura è stretta parente di Scarpia, di Michele, o di Rance.
Il duetto inizia e finisce con note ribattute, fredde ed inespressive, la cui inumanità raggiunge il massimo grado quando dà la notizia della morte del bimbo ad Angelica, scatenandone la più cupa disperazione.
Alla partenza della Zia principessa segue l’assolo di Suor Angelica “Senza mamma”. Si tratta di uno dei pochi numeri chiusi di tutta la produzione di Puccini, nel quale si notano tre stati d’animo: il lamento iniziale che descrive l’angoscia di madre addolorata, l’inno lento e grave che rappresenta la visione estatica del bimbo divenuto un angelo e l’ansia di morire con la volontà di raggiungere il figlio in cielo.
Per gli ultimi quindici minuti dell’opera, la musica è tutta una lode e un’invocazione a Maria. Suor Angelica si avvelena, ma subito si rende conto del suo orribile gesto.
Il finale è teatralmente emozionante con gli Angeli, la “Regina Virginum” che presenta un bimbo alla morente, la luce sfolgorante del miracolo che la accoglie in cielo.