Viktoria Mullova

Viktoria Mullova – violino
Matthew Barley – violoncello
Paul Clarvis – percussioni
Julian Joseph – piano
Sam Walton – percussioni

“Il punto di partenza per la scelta dei brani da inserire in questo programma è stato semplicemente che ci piacevano. E man a mano che il programma prendeva forma abbiamo notato che alcuni pezzi spiccavano sugli altri; l’Ungheria naturalmente era presente, con la musica di Kodaly e Bartok, come era anche presente il mondo gypsy, e anche molti brani jazz sembravano puntare in quella direzione. Divenne subito evidente che quasi tutta la musica scelta in qualche modo rifletteva la grande influenza che i gypsies hanno avuto la vaste aree dellamusica del 20° secolo – così come, quando ci si immerge profondamente in un’opera come il monumentale Duo per violino e violoncello di Kodaly, si percepisce che invece di ascoltare questo pezzo come un brano classico con influenza gypsy, si può ascoltare come un brano gypsy rivestito con un vestiario piuttosto ridotto, che non ne cambia il cuore e l’intima essenza.
Il mondo del jazz è rappresentato nel brano di John Lewis “Django” come anche nei pezzi dei Weather Report, e naturalmente dalla presenza del grande Julian Joseph nell’organico dell’Ensemble. Detto questo, c’è ancora qualcosa da aggiungere, qualcosa che ha a che vedere con la personale estetica di Viktoria Mullova e il suo modo di relazionarsi con il mondo, ma soprattutto con la musica che ama e che suona. Ama la semplicità, arrivare in modo diretto e potente all’emotività del pubblico, il virtuosismo che viene dal cuore ed arriva al cuore (contrariamente a quello che vuole solo apparire). Riflettendo su tutto questo, abbiamo ascoltato The Peasant dei Weather Report, e abbiamo pensato che questo era il filo conduttore che metteva perfettamente insieme tutti questi elementi ben coordinati tra di loro.
Solo due generazioni fa, gli antenati di Viktoria vivevano in una casetta in Ucraina, e questo carattere dalle origini contadine è molto presente in lei, sotto forma di una calma e onesta semplicità. Se sommiamo questa qualità a quelle altre grandissime capacità che le hanno reso possibile la conquista di una delle forme artistiche più alte della cultura europea, (nel suo repertorio musicale più significativo: la musica di Bach e Beethoven), ne nasce una strana e interessante combinazione. Mentre quest’ultimo lato della sua personalità artistica è stato portato sui palcoscenici di tutto il mondo negli ultimi 30 anni, il programma di questa sera mescola anche aspetti che vengono anche dal resto della sua personalità e delle sue origini.
La parola Peasant ha le sue radici nel francese “pays”, che vuol dire campagna, o terra. Abbiamo ricercato musica che abbia la bellezza e semplicità del paesaggio, o che in qualche modo viene dalla campagna, come la magica serie dei 44 duetti di Bartok, elaborati su temi raccolti durante le sue spedizioni etnomusicologiche nell’Europa dell’Est.

Programma
N.PAGANINI Capriccio per violino solo
BRATSCH arr. Barley Bi Lovengo

JOHN LEWIS/BRATSCH arr. Barley Django
BELA BARTOK trans. Barley 7 Duos for violin and cello

(Ruthenian Song, Mosquito Dance, Harvest Song, Sorrow, Teasing Song, Cradle Song, Ruthenian Kolomeika)

ZOLTAN KODALY Duo for violin and cello op. 7 (1914)

WEATHER REPORT (JOE ZAWINUL) arr. Barley
Pursuit of the Woman With the Feathered Hat
MATTHEW BARLEY/RUSSIAN TRAD Yura
WEATHER REPORT (JOE ZAWINUL) arr. Barley
The Peasant

DU OUD arr. Barley For Nedim (For Nadia)

1. Bi Lovengo fu scritto e registrato dai Bratsch (un gruppo francese che suona incredibilemnte bene musica gitana, anche se nessuno di loro di fatto è gypsy) in poche ore. La band mi diede il CD nei primi anni 90 quando li invitai a suonare a Londra – è in possesso di una energia contagiosa che amo, un grande miscuglio di suoni che celebra la vita.
2. John Lewis (The Modern Jazz Quartet), scrisse Django come tributo a Django Rheinhardt, il leggendario chitarrista jazz cresciuto negli accampamenti gypsy intorno a Parigi e suonava nel Hot Club Quintet con Stephane Grapelli. Questo arrangiamento è basato sulla versione dei Bratsch,
3. Originalmente per due violini, i Duetti di Bartok sono una delizia – i titoli ne raccontano la storia. Paul lanciò l’idea di introdurre, nei concerti, delle brevi improvvisazioni assieme a Julian e Sam tra un duo e l’altro, e il risultato ci piacque molto, ormai è diventata una consuetudine – piccoli echi di un Bartok da un altro mondo.
4. Kodaly scrisse il suo Duo nel 1914, ed è facile immaginare che vi si sente la oscura pressione della imminente guerra, specialmente nel tempestoso secondo movimento. Ma soprattutto, è pieno di una spettacolare invenzione melodica, basata su molto materiale reperito in ricerche musicologiche nelle campagne ungheresi, in cui era nato, e nel mondo gypsy.

5. The Pursuit of The Woman With the Feathered Hat è un altro grande successo di Zawinul, con un riff ipnotico che non si ferma mai sino a poche battute prima della fine. Anche a me piacerebbe sapere che cosa significa il titolo…….
6. Yura fu scritto mentre eravamo in vacanza sul LagoBaikal in Siberia – la natura più incontaminata che abia mai visto. L’apertura riflette la serenità del lago, ed è anche un omaggio al padre di Viktoria –Yura – che è cresciuto vicino al lago.
7. The Peasant è un pezzo che Viktoria ascoltò dopo aver comprato un CD dei Weather Report a New York. Questa brillante band jazz-fusion band degli anni ’70 era guidata dal tastierista austriaco Joe Zawinul, che aveva imparato la musica suonando l’accordion con gypsies, da giovane. Viktoria fu ipnotizzata dalla melodia che girava sempre attorno alle solite note con le sue magnifiche terze blues, maggiori e minori – semplice, bello, Zawinul.
8. For Nedim (per Nadia) fu scritto in origine da DuOud, una coppia di suonatori di oud dal Nord Africa che combinano il suono di questo tradizionale liuto arabo, con percussioni elettroniche programmate al computer. Anche se l’oud, di per sè, non è un suono tipicamente gypsy (storicamente è più uno strumento della tradizione classica medio-orientale), le scale usate in questo pezzo invece lo sono. L’apertura ha l’ansiosità agitata che caratterizza la musica dei Rom, e il turbinio successivo nel ritmo di 7/8 ha tutta la fiera energia dei gypsy.

Viktoria Mullova – Inizia a studiare violino a soli 4 anni di età, prima presso la Scuola Centrale di Musica e, quindi, al Conservatorio di Mosca, sotto la direzione del violinista Leonid Kogan (1924-1982). Si è imposta all’attenzione internazionale vincendo il primo premio al Concorso Sibelius di Helsinki nel 1980. Nel 1982 ottiene il primo premio ex aequo (insieme a Sergej Stadler) al Concorso internazionale Čajkovskij. Il suo vasto repertorio va dal ‘600 alla musica contemporanea e comprende opere barocche eseguite secondo la prassi del tempo, compositori classici, nuove interpretazioni di musica pop e di jazz. Suona uno Stradivari “Jules Falk” del 1723, acquistato a un’asta da Sotheby’s ed un Guadagnini del 1750. Durante una tournée in Finlandia, nel 1983, Mullova ed il suo compagno, Vakhtang Jordania (che si era qualificato per il pianista accompagnatore allo scopo di fuggire insieme a lei) hanno lasciato l’albergo a Kuusamo del quale erano ospiti, dopo che Jordania aveva detto all’ufficiale del KGB, incaricato di sorvegliarli, che la violinista soffriva per i postumi di una sbornia. In Svezia hanno chiesto asilo politico. Ma, in quel periodo, la polizia, in Svezia, trattava i giovani musicisti disertori come qualsiasi altra persona che chiedesse asilo. Hanno suggerito loro di rimanere in albergo durante il fine settimana e di aspettare che aprisse l’Ambasciata americana. Per due giorni sono rimasti nascosti in camera, con falsa identità, senza azzardarsi nemmeno a scendere nella hall dell’albergo. Era solo questione di prudenza, infatti le loro fotografie erano su tutte le prime pagine dei giornali. Dopo due giorni passeggiavano per Washington con il visto americano d’entrata in tasca. Dopo aver vissuto qualche anno negli Stati Uniti d’America, la violinista si è trasferita a Londra dove attualmente risiede con i suoi tre figli.