Ensemble di Musica Contemporanea

Vittorio Zago – Kck (klaines Cellokonzert) [prima assoluta]
Ensemble del Conservatorio
violoncello solista: Alessandro Maccione

direttore: Andrea Nicoli

Luciano Berio – Sequenza IX per clarinetto
clarinetto: Giovanni Battista Colliva

Andrea Nicoli – Crepe espanse [prima assoluta]
Ensemble del Conservatorio
direttore: Andrea Nicoli

Arnold Schoenberg – Kammersymphonie op. 9

Ensemble dei Docenti del Conservatorio
flauto: Roberto Pappalettere
clarinetto: Agostino Damele
violino: Ruggero Marchesi
violoncello: Carlo Benvenuti
pianoforte: Marco Podestà
direttore: Andrea Nicoli

NOTE DI SALA

Vittorio Zago – KCK (Kleines Cellokonzert)
per violoncello concertante e 5 strumenti
KCK nasce dall’idea di condensare nel “piccolo” l’importanza di un concerto per strumento solista e organico orchestrale, nel renderlo più agile, breve, sottile e persino frivolo in alcuni punti. “Piccolo” è l’organico orchestrale ridotto a soli sei strumenti (anche se nella partitura sono contenuti spunti che permetteranno un futuro ampliamento dell’organico) e brevi sono le durate dei singoli movimenti le cui strutture, quindi, sono state studiate nell’ambito della miniatura. Si è cercato di condensare tutti gli aspetti peculiari del concerto – cadenza compresa – in termini ristretti senza però annichilire le possibilità espressive, a volte persino drammatiche e taglienti, di una vera e propria performance virtuosistica del solista e della “piccola” orchestra.

Vittorio Zago

Luciano Berio – Sequenza IX per clarinetto

Sequenza IX per clarinetto (ne esiste anche una versione per sassofono contralto) è sostanzialmente una lunga melodia e, come quasi tutte le melodie, implica ridondanza, simmetrie, trasformazioni e ritorni. Sequenza IX è anche una “sequenza” di gesti strumentali, che sviluppano una costante trasformazione fra due diversi campi di intervalli: uno di sette note (fa diesis, do, do diesis, mi, sol, si bemolle e si naturale), che tendono ad apparire sempre nello stesso registro, e l’altro di cinque note che appaiono invece in registri sempre diversi. Quest’ultimo commenta, penetra e modifica le funzioni armoniche di quel primo campo di sette note.
Sequenza IX è stata scritta nel 1980 per Michel Arrignon.

Luciano Berio

Andrea Nicoli – Crepe espanse per 11 strumenti
è una composizione che si è evoluta nel tempo (e forse lo farà ancora). Nel 1989 scrissi Ricercare a tre per flauto clarinetto e fagotto. Successivamente, ispirato da un romanzo di Kundera nel quale una artista intravedeva nuove situazione fra le crepe della vernice, decisi di operare in modo analogo per una composizione dedicata all’Ensemble Musica ‘900: Crepe. Dal materiale originario, attraverso ampliamenti, amplificazioni, inserzioni, potevo giungere a situazioni armoniche ed espressive del tutto diverse e lontane, anche grazie all’espansione strumentale (5 fiati e pianoforte o elettronica). In questa nuova versione, come suggerisce il titolo, le crepe si ampliano, e i paesaggi sonori si allontanano sempre di più dall’origine, pur mantenendo gli elementi primigenei all’interno. Qui l’organico strumentale si arricchisce di tre fiati e delle percussioni in luogo del pianoforte. Credo che un esperimento interessante possa essere ascoltare le tre versioni in ordine cronologico per poterne seguire l’evoluzione riconoscendo via via gli elementi e i climi originari.

Andrea Nicoli

Arnold Schoenberg – Kammersymphonie op. 9
La Kammersymphonie op. 9, composta nel 1906, è un’opera di svolta nella produzione schoenberghiana, un punto critico sulla strada della sua evoluzione artistica. Senza voltare del tutto le spalle al passato, suo e della tradizione musicale a lui più vicina, Schoenberg sperimenta con decisione, fors’anche con intenti programmatici, nuove soluzioni espressive, estendendo il suo tentativo a tutti gli elementi del comporre: dall’elaborazione tematica alla ricerca armonica, dalla configurazione formale all’assetto strumentale. E quest’ultimo l’aspetto più caratteristico, ma come vedremo anche quello più contraddittorio, della Prima Sinfonia da camera: titolo già di per sé ambiguo anche se chiaro nelle intenzioni. Nella scelta di un organico ristretto, formato da quindici strumenti solisti (flauto, oboe, corno inglese, tre clarinetti di cui uno piccolo e uno basso, fagotto, controfagotto, due corni, due violini, viola, violoncello e contrabbasso), Schoenberg intendeva evidentemente allontanarsi dal gigantismo orchestrale del sinfonismo romantico e tardo-romantico, da lui già accostato in precedenti lavori, e mirare con risolutezza verso un tipo di composizione più asciutta, concisa e concentrata, che gli consentisse di indagare, per così dire allo stato puro, complessi problemi di linguaggio. E interessante a questo proposito riportare quanto Schoenberg ebbe a dichiarare molti anni dopo la stesura della Kammersymphonie: “Se questa composizione è un vero punto di svolta della mia evoluzione, essa lo è ancor più per il fatto che presenta un primo tentativo di creare un’orchestra da camera. Si poteva forse già prevedere la diffusione della radio, e un’orchestra da camera in questo caso sarebbe stata in grado di riempire la stanza di un appartamento con una sufficiente quantità di suono. C’era forse la possibilità, in prospettiva, di poter provare con un gruppo ristretto di strumentisti a costi inferiori e in modo più approfondito, evitando le spese proibitive delle orchestre-mammuth. La storia mi ha deluso da questo punto di vista: la mole delle orchestre ha continuato a crescere, e nonostante il gran numero di composizioni per il piccolo complesso, anch’io ho dovuto tornare a scrivere per grande orchestra”.
La versione eseguita in questo concerto è quella che Anton Webern approntò nel 1923 per lo stesso quintetto strumentale del Pierrot Lunaire che l’Ensemble del Conservatorio ha già eseguito l’anno passato in questa stessa stagione.

Ingresso intero € 10,00, ridotto € 9,00, scuole € 5.00